Tra il 1881 e il 1899 l’ Impero Britannico fu impegnato a combattere in Sudan una serie di durissime campagne contro gli eserciti Mahdisti (noti anche , meno correttamente, come “Dervisci”) .
Nel 1881 un oscuro predicatore sudanese di nome Mohamed Ahmed ibn Al Sayd Abdullah si proclamò “il Mahdi” (semplificando: una specie di Messia del mondo Islamico) e in brevissimo tempo riuscì a radunare un vasto seguito tra la popolazione Sudanese e infine a mettersi a capo di una violentissima rivolta contro le corrotte autorità Egiziane (di cui il Sudan era da tempo una colonia , sfruttata spietatamente e malamente amministrata). Il Mahdi si riproponeva di mettere a ferro e fuoco il Sudan, massacrando in primis gli odiati Egiziani e i loro “protettori” occidentali, e poi sterminando chiunque non lo riconoscesse come capo supremo inviato da Allah per dar vita a uno stato fondamentalista islamico che imponesse con estrema violenza la legge della sharia ,dapprima in Sudan e poi in Egitto.
I maldestri tentativi delle autorità Egiziane di porre fine alla ribellione (con truppe spesso al comando di ufficiali britannici) tra il 1881 e il 1883 si conclusero il altrettante sonore sconfitte.
Nel 1882 l’ Egitto era diventato un protettorato Britannico e da quel momento in poi la Gran Bretagna fu quindi (pur se di malavoglia) costretta ad intervenire con crescente impegno in Sudan in soccorso dei propri “protetti” Egiziani, che apparivano sempre meno in grado di arginare la rivolta del Mahdi, che ormai dilagava incontrastata.
Nei primi mesi del 1884, quindi, un corpo di spedizione Britannico fu inviato a Suakin , sulla costa del Sudan Orientale .
Qui gli Inglesi riuscirono a sconfiggere le orde Mahdiste delle selvagge tribu Beja nelle famose battaglie di El Teb e Taamai. A Tamaai però i Mahdisti attaccarono all’ arma bianca con un impeto così straordinario che riuscirono incredibilmente a penetrare un quadrato di fanteria britannica . Alla fine gli inglesi tennero duro e grazie alla loro invincibile potenza di fuoco , se la cavarono per il rotto della cuffia, respingendo i Mahdisti a prezzo di ingenti perdite .
Rimpiazzando di fatto le inette autorità  egiziane, la Corona Britannica assunse il controllo diretto sulla zona costiera del Sudan Orientale, che consentiva a Londra di garantirsi il dominio sul Mar Rosso, a sua volta di vitale importanza per i collegamenti della Gran Bretagna con l’India.
Per il governo Britannico, però, il resto del Sudan , almeno per il momento, non rappresentava alcun interesse strategico e, di fronte al dilagare della rivolta mahdista, era ormai considerato da Londra una causa persa . Il governo di Sua Maestà perciò non tardò ad imporre cinicamente all’ Egitto l’ abbandono di tutto Sudan al proprio destino (ovviamente ad eccezione della costa orientale sul Mar Rosso, su cui Londra era determinata a mantenere un controllo diretto) .
Per implementare questa politica di disimpegno, nel 1884 il governo di Londra inviò il leggendario Generale Charles George Gordon dei Royal Engineers, a Khartoum (capitale del Sudan e base della maggior guarnigione egiziana nel Paese).
Nonostante il Generale Gordon fosse uno dei più abili, energici ed integerrimi Generali Britannici dell’ epoca vittoriana, era forse anche l’ufficiale meno adatto per portare a termine una missione del genere!
Gordon si era precedentemente distinto per eccezionale coraggio ed abilità  in Crimea e in Cina.
Era unanimamente considerato uno dei migliori esperti britannici di tecniche di fortificazione e cartografia , ed era soprattutto famoso per le sue impareggiabili capacità  nell’ impiego di truppe indigene .
Le sue straordinarie doti di coraggio personale , generosità e incorruttibilita’ assicuravano invariabilmente a Gordon il rispetto e non di rado una sorta di devozione da parte dei “Nativi” posti sotto il suo comando .
Inoltre, Gordon era forse il cittadino Britannico dell’epoca con la maggior conoscenza diretta del Sudan, che “amava come una sua creatura” : vi aveva infatti prestato servizio dal 1874 al 1876 al servizio del Khedive d’Egitto come Governatore del Sudan Meridionale, combattendo con successo una strenua campagna contro le bande di schiavisti che opprimevano e spopolavano il Paese. Nello stesso tempo l’ instancabil Gordon si era anche prodigato per mappare accuratamente zone precedente inesplorate del corso del Nilo.
Nel 1877 Gordon venne promosso a Governatore Generale di tutto il Sudan .
Nei suoi circa tre anni di governatorato generale , Gordon profuse instancabili impegno ed energia e , applicando con successo tutte le sue considerevoli capacità militari , riuscì ad assicurare al Sudan un seppur effimero periodo di buon governo.
Nel 1880, però, ormai usurato da febbri ed affaticamento e con l’ Egitto in piena crisi finanziaria, Gordon fu costretto ad abbandonare l’incarico.
In breve il Sudan cadde nuovamente vittima di rapaci e corrotti governanti Egiziani, ponendo le basi per la rivolta del Mahdi che scoppiò appunto poco dopo.
Nel 1884, quindi, dopo quattro anni dal suo ritorno , il destino di Gordon e quello del Sudan stavano per intrecciarsi ancora un’ultima volta.
La nuova missione di Gordon, come concepita dal Governo Britannico, sarebbe stata però di natura totalmente diversa dalle precedenti. Nelle intenzioni di Londra il generale doveva infatti unicamente trovare il modo di organizzare (senza impegnare in alcun modo il Governo Britannico) l’evacuazione delle guarnigioni Egiziane e poi semplicemente tornarsene in Inghilterra, abbandonando il suo amato Sudan al proprio triste destino!
Come alcuni fecero già  notare all’ epoca, nonostante le sue indubbie capacità militari e una profonda conoscenza del Paese, Gordon fu probabilmente la scelta peggiore per tentare portare a termine una missione così palesemente in contrasto col suo altissimo senso dell’onore!
Sorprendentemente , comunque, Gordon  accettò l’incarico e fu subito nuovamente  nominato Governatore Generale del Sudan.
Il 18 Febbraio 1884 “Gordon Pasha” arrivò a Khartoum , accolto dalla popolazione (ancora ignara del vero scopo della sua missione) in festa come un Salvatore della Patria!
Sulla carta furono conferiti a Gordon “pieni poteri” , ma in pratica non gli fu dato né un solo soldato inglese, né rinforzi di truppe egiziane , e nemmeno imbarcazioni o mezzi economici neanche  lontanamente sufficienti per tentare di portare a termine un qualsiasi serio piano di evacuazione.
Londra si oppose persino alla nomina di collaboratori indigeni voluti Gordon, ma sgraditi al governo Britannico .
In quelle condizioni fu ben presto chiaro a tutti che la missione era semplicemente irrealizzabile e poteva con ogni probabilità finire in un disastro.
La rivolta in Sudan intanto continuava a imperversare incontrastata in tutte le province e l’immenso l’esercito del Mahdi , procedendo di vittoria in vittoria, in pochi mesi si presentò alle porte della capitale che riuscì facilmente ad isolare e infine a cingere d’assedio.
Era ormai innegabile che Gordon era stato cacciato dal governo Britannico in una situazione semplicemente senza via d’uscita! Ciò nonostante il generale riuscì, coi pochi mezzi disponibili, ad evacuare qualche migliaio di abitanti, fino a quando i Mahdisti non tagliarono completamente gli spostamenti verso nord!
La morte di Gordon a Khartoum (o peggio ancora la sua cattura da parte del Mahdi) sarebbero stati un disastro irreparabile per il Governo, che , finché le comunicazioni furono possibili, fece di tutto per convincere Gordon affinché abortisse la missione lasciando Khartoum alla chetichella , prima che la sua vita fosse irrimediabilmente a rischio.
Come era prevedibile , Gordon si rifiutò di prendere in considerazione un ordine del genere, palesemente inconciliabile con i suoi principi morali. Come avrebbe potuto proprio lui, un pluridecorato Generale Britannico e la massima autorità civile e militare del Paese , abbandonare la guarnigione di cui era al comando e la popolazione posta sotto la sua responsabilità ad un inevitabile massacro,  fuggendo “come un ladro nella notte” !?
Gordon decise quindi stoicamente di “offrire se stesso in ostaggio”, cone si disse, rimanendo a Khartoum contro gli ordini del Governo Britannico per spronare finalmente Londra all’ azione .
Quando fu palese a tutti che Gordon era intrappolato a Khartoum senza via d’uscita , il Governo Britannico fu effettivamente costretto dalla pressione popolare e della stampa ad inviare una tardiva spedizione di soccorso, che potesse spezzare l’assedio della città e salvare un amatissimo , ma dannatamente insubordinato e testardo generale che osava anteporre le vite dei suoi dipendenti indigeni gli ordini del Governo di Sua Maestà !
La “Gordon Relief Expedition” , organizzata dal governo Britannico di malavoglia e ormai decisamente troppo in ritardo, procedette su per il Nilo con lentezza esasperante .
A più riprese il corpo di spedizione dovette affrontare in sanguinosi scontri i Mahdisti (battaglie di Abu Klea e Abu Kru e Kirbekan). In tutti questi combattimenti i seguaci del Mahdi, animati da un incredibile fervore religioso (e dal loro punto di vista anche “patriottico”) , non esitarono a scagliarsi a frotte , armati quasi solo di lance e spade contro i migliori reggimenti Britannici equipaggiati con i più potenti fucili a retrocarica dell’epoca, nonchè di cannoni e mitragliatrici. In particolare, ad Abu Klea , i Mahdisti riuscirono nuovamente a penetrare un quadrato britannico, uccidendo anche il vicecomandante della colonna. Nella successiva battaglia di Abu Kru, anche il comandante della colonna, generale Stewart venne ferito a morte (un altro generale inglese fu ucciso anche a Kirbekan).
Ogni giorno di ritardo che questi violenti scontri costavano agli inglesi veniva pagato dai Mahdisti con migliaia di morti, ma per il Mahdi questi erano un prezzo accettabile pur di rallentare la spedizione di soccorso.
Infatti Khartoum, nonostante l’abile e risoluta difesa organizzata da un infaticabile Gordon, a fine Gennaio 1885 aveva ormai il destino segnato.
Gordon , nella miglior tradizione dei Royal Engineers aveva dato il meglio di sé per fortificare efficacemente la città , ma verso metà  Gennaio le scorte di viveri e munizioni erano praticamente esaurite e la guarnigione , esausta e denutrita, non più in grado di resistere ad un assalto determinato.
Alle prime luci del 26 Gennaio 1885, quando la spedizione di soccorso era ancora accampata sul Nilo a distanza di sicurezza a leccarsi le ferite , la città fu infine presa d’assalto e facilmente conquistata dai Mahdisti.
La guarnigione e la popolazione civile, secondo le attese, vennero in gran parte massacrate e i superstiti venduti in schiavitù, come era allora pratica standard tra gli Islamici.
Secondo il resoconto più attendibile, Gordon incontrò impavidamente la morte in cima alle scale del suo palazzo, affrontando eroicamente un nutrito gruppo di Mahdisti venuti per ucciderlo o catturarlo.
Pare che Gordon abbia fatto buon uso di revolver e sciabola prima di essere sopraffatto dal numero dei nemici .
Subito decapitato, la sua testa fu portata in dono al Mahdi, che non ne fu affatto felice. Sembra infatti che il Mahdi avesse ordinato che il generale fosse catturato vivo , nella speranza di utilizzarlo come “merce di scambio” per trattare con gli Inglesi in arrivo.
L’ avanguardia della Spedizione di Soccorso Britannica giunse infine a Khartoum solo due giorni dopo, ma avuta notizia della caduta della città e della morte di Gordon, fece immediatamente dietro-front!!
A seguito di questa cocente sconfitta, quasi tutto il Sudan cadde sotto il potere dei fondamentalisti islamici del Mahdi e del suo sanguinario successore, il Khalifa Abdullahi (Il Mahdi morì poco dopo la caduta di Khartoum, di tifo o , forse, avvelenato).
Nei successivi tredici anni il Sudan divenne effettivamente lo Stato Islamico integralista voluto dal Mahdi, e fu afflitto da pestilenze, carestie e da un malgoverno se possibile ancora più crudele ed oppressivo di quello che era stato sotto gli Egiziani.
La guerra contro gli Inglesi continuò solo con occasionali scaramucce lungo la frontiera con l’Egitto.
Nell ultimo giorno del 1885 i Mahdisti furono sonoramente sconfitti alla battaglia di Ginnis, che concluse ufficialmente la cosiddetta Prima Campagna del Sudan.
Nel 1889 i Mahdisti fecero un tentativo di sconfinare in Egitto, ma vennero sonoramente sconfitti e respinti nella battaglia di Toski.
 In questo periodo La Gran Bretagna si limitò principalmente a presidiare la frontiera meridionale Egiziana-Sudanese e soprattutto mantenere il controllo del Sudan Orientale, per garantirsi il dominio strategico delle coste del Mar Rosso .
Anche qui comunque gli Inglesi non ebbero vita facile e furono nuovamente impegnati in sanguinosi scontri contro i Mahdisti delle tribu Beja quelle zone, comandati dal famigerato e astuto Emiro Osman Digna (battaglie di Hashin e Tofrek,1885; Handoub,1888; Tokar, 1891).
Gli Anglo-egizani si interesseranno nuovamente al resto del Sudan solo nel 1896 , allarmati dal crescente espansionismo Francese in Centro Africa (e anche da qualche timida pretesa Italica nella zona , dopo che gli Italiani erano riusciti a sconfiggere i Mahdisti ad Agordat nel 1893 ed a conquistare Kassala nel 1894).
La Riconquista del Sudan da parte degli Anglo-Egiziani cominciò con prudenza in quello stesso anno e ci vollero ben due anni di duri scontri e lente avanzate per sconfiggere definitivamente i Mahdisti.
L’ 8 Aprile 1898 un esercito Mahdista al comando dell Emiro Mahmoud cercò di contrattaccare presso il fiume Atbara ma fu sonoramente sconfitto subendo ingentissime perdite, oltre alla cattura dell’Emiro. Il potenziale offensivo dei Mahdisti era stato spezzato definitivamente .
Infine , il 2 Settembre 1898 un potente esercito Anglo-Egiziano , comandato da Sir Herbert Kitchener e armato con il meglio della tecnologia militare dell’epoca, affrontò sulla piana di Omdurman , davanti a Khartoum, ciò che rimaneva degli eserciti Mahdisti che si erano raccolti con tutti i loro Emiri a protezione della città e del loro capo il Kalifa Abdullahi .
I guerrieri Mahdisti erano ancora armati in gran parte di lance e spade.
La battaglia fu quindi un massacro : le orde Mahdiste , si scagliarono a ondate successive con coraggio suicida  contro le ordinate fila degli Anglo-Egiziani , e furono implacabilmente falciate a più riprese dai moderni fucili a ripetizione Lee-Metford , dalle Mitragliatrici Maxim e da un implacabile fuoco di artiglieria.
I superstiti furono infine avventatamente caricati dal 21° Lancieri (che fini per subire le perdite britanniche più alte della giornata) . Tra file del 21° Lanceri militava un giovane tenente di nome Winston Churchill .
Il Khalifa riuscì miracolosamente ad evitare la cattura, ma la sua fuga fu di breve durata. Nel 1899 l’ Intelligence Britannica riuscì finalmente a localizzarlo e ad eliminarlo insieme tutti i suoi principali seguaci nella battaglia di Umm Diwaykarat il 25 Novembre 1899. Il sanguinario Stato Islamico Mahdista in Sudan era finito per sempre .
Negli anni successivi il governo del Sudan, vide un crescente coinvolgimento diretto della Gran Bretagna che vi instaurò il cosiddetto  “Condominio Anglo-Egiziano”, durato dal 1899 al 1956 (anno dell Indipendenza).
NOTE UNIFORMOLOGICHE
Il Mahdi, sin dall’ inizio delle sue predicazioni, incoraggiò i suoi seguaci ad indossare una “uniforme”, più o meno standardizzata, in sostituzione dei vari abiti tradizionali tipici delle diverse tribù sudanesi.
Questa divenne ben presto un distintivo simbolo religioso e militare di appartenenza alla comunità Mahdista.
L’ uniforme originale , come prescritta dal Mahdi consisteva dei seguenti elementi:
Un turbante bianco (imma) da avvolgere sul capo, solitamente attorno a una specie di papalina (taggia). Solitamente un lembo del turbante veniva lasciato pendere dietro l’orecchio sinistro.
Un ampio camicione bianco (Jibbah), che non andava mai sostituito quando logoro, ma rattoppato ad oltranza : segno di ostentazione di povertà materiale e disprezzo dei beni terreni , di cui (almeno a parole!) i Mahdisti si dicevano orgogliosi!
Col tempo però le toppe divennero una forma di decorazione e furono applicate sulle Jibbahs non più come necessario rattoppo, ma come pittoreschi e colorati abbellimenti, e spesso applicate in modo simmetrico e con notevole cura. Le toppe potevano ovviamente essere in qualsiasi colore , a seconda della provenienza e disponibilità dei tessuti. Le Jibbah sopravvissute e giunte sino a noi hanno toppe prevalentemente di colore Blu, Rosso, Nero e Khaki.
Una fascia in vita in paglia (karaba), o in cotone bianco
Pantaloni bianchi (siraval), solitamente al polpaccio
Sandali (sayidan)
Una collana di perline (sibba) di materiale povero (legno od osso)
Le armi erano quelle tradizionali Sudanesi: lancie dalla larga punta , grosse spade dritte a doppio taglio (Kaskara) e numerosi tipi di coltelli e pugnali.
Il Mahdi aveva annunciato trionfalmente che gli scudi erano superflui per il “vero credente”, che, protetto dalla sua fede in Allah, non doveva temere le armi degli infedeli! Quindi i guerrieri Mahdisti spesso non portavano scudi.
Quando li portavano , gli scudi erano di tipo tribale: generalmente tondi per le tribù del Sudan Orientale e ovali per quelle della valle del Nilo.
Solitamente gli scudi erano costruiti con le pelli più resistenti disponibili, quindi di solito: Elefante, Rinoceronte e Ippopotamo.
A queste armi tradizionali si aggiungevano “secondo disponibilità ” fucili Remington e , più raramente, Martini-Henry catturati a truppe Egiziane o , eccezionalmente, Britanniche.
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